(dalla ricerca etnografica alla realizzazione del documentraio ‘Salud del Alma’ di Manuela Tarsi e Roberto López Mélinchon)
Cuauhtémoc, guardiano della Xka Pastora e della medicina delle Madri e dei Padri, in questa intervista ci introduce nel mondo ispirato alla Xka Pastora (Salvia Divinorum) e sulla riflessione di “rivendicare un errore che si è compiuto secoli fa contro l’uso delle piante di potere”.
“L’emozione che mi ha prodotto entrare nel suo regno (dell'Xka Pastora) e sentirmi rapito da questa spirale dove mi ha portato e fino a dove mi ha condotto, è qualcosa di totalmente inaspettato. Non ho forma di spiegarlo, però è stato il detonatore che mi ha fatto cambiare totalmente la prospettiva. Cominciare e tentare di conoscerlo. È stato così meraviglioso il fenomeno che non mi sono potuto sottrarre e non cercherei di sottrarmi nel continuare a ricercare, a studiare.
E mi arricchisco di questo mondo.
Il mio topolino di laboratorio sono stato io. Non sentivo che era valido se non lo provavo su me stesso. E avere la responsabilità di provarlo fino a poter formare un criterio chiaro. Quindi questa auto sperimentazione, dopo lo studio, è ciò che mi ha fatto comprendere… e ti cambia molte cose della vita quotidiana. Non solo quei momenti specifici che hanno dato vita a questa passione e la dedizione verso la pianta, non solo a livello individuale ma l’impegno è nel cercare di riscattare ciò che già sapevano gli antichi e che è stato dimenticato.
C’è una frase che dice: “Chi non conosce il passato è condannato a ricommettere gli stessi errori nel futuro.”
Si tratta di rivendicare un errore che si è compiuto secoli fa contro l’uso delle nostre piante di potere come la Ska Pastora, il Peyote, l’Ololiuqui, la Calea Zacatechichi, tutte queste piante meravigliose e potenti che sono state relegate e satanizzate e la nostra cultura ha dovuto accettarlo a forza della lancia e della guerra, l’imposizione della conquista e dimenticare queste tradizioni.
Il lavoro di riscattare ciò, mi ispira molto, è per me un anelo e mi piace avere questa ispirazione, e ciò dà senso al mio agire, mi aiuta a moderare il comportamento che ho verso gli altri e a me stesso. Vivere serenamente i miei sentimenti e quelli che mi producono gli altri. Vedere gli stessi problemi ma da un’altra prospettiva. Mi ha dato la possibilità di entrare all’interno del cuore dei sentimenti di altre persone, specialmente le più amate. Mi dà modo di riconoscere le mie azioni. Credo che sia questo che mi fa avere la passione che ho per la pianta.
[…]
Credo che tutti noi esseri umani, in un momento o in vari momenti della vita, ci chiediamo: Chi siamo? Cosa vogliamo? Dove andiamo? Esiste Dio o no? Esiste uno Spirito o no?
Sono domande che ci facciamo tutti da diverse trincee. Alcuni trovano questa risposta nelle proprie preghiere alla messa della domenica mattina nel tempio di Santo Domingo a Oaxaca, altri lo trovano in un Ashram in India, altri alla Mecca.
Alla fine ognuno trova una forma di risposta a ciò che è basico, elementare e semplice.
A volte lo trovi con le piante, a volte con la storia. Una pianta di potere di dà questa possibilità di sensibilizzarti. Credo che la sensibilità non l’acquisisci con una professione o una formazione accademica rigorosa. Tutti gli esseri umani dal più umile al più potente giunge ad un momento di necessità; di riconfortarsi spiritualmente ed emotivamente con qualcosa. Di trovare un senso alle proprie azioni, di ritrovarsi nell’amore, nella compassione, con la sensibilità alle disgrazie altrui. Cose che viviamo giornalmente. Davanti a tali domande non rimane che ricostruirsi e dirsi che a qualcosa devo aggrapparmi e devo ricominciare perché siamo parte di una società, di una famiglia. Ho una sposa, ho figli, nipoti e avrò bisnipoti e trisnipoti e che classe di mondo avranno?
Che classe di allucinazioni voglio lasciargli, quelle che gli dà il DMT dell’Ayahuasca o quelle che gli danno le notizie di Joaquín Dóriga al telegiornale delle 9 della notte? Quale di tutte voglio lasciargli? Questo è ciò che mi chiedo!!
Continua…
A breve caricherò il frammento del documentario che riproduce l'intevista.
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