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Stile Etnografico

TRA ANTROPOLOGIA E CINEMA,
TRA RICERCA E ARTE..

“L’uomo più saggio che ho conosciuto in vita mia non sapeva né leggere né scrivere”

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Saramago

Di questo mondo e degli altri

STILE ETNOGRFIC
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Il genere cinematrografico che realizzo è, per lo più, antropologico - etnografico.

Per cui mi occupo di scovare, condividere e quindi comprendere i "saperi altri", per poi divulgarli. 

I miei informatori, attori e protagonisti in realtá per me sono dei collaboratori di un progetto condiviso.

Gli obiettivi generali corrispondono con:

 

1.   comprendere i significati e significanti delle pratiche e dei credo propri dei miei collaboratori, 

2.  riscattare il valore del loro sapere 

                     raccogliendo, secondo una metodologia etnografica, le informazioni e 

4.  archiviando tutte le informazione condivise,

5.  per poi divulgarle

6.  creando opere, diverse a seconda delle condizioni: documentari, articoli, libri, erbari etc.. 

 

 

 

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La ricerca  prevede una convivenza  quotidiana e di lunghi periodi con i miei collaboratori. Spesso si creano forti legami  e grandi amicizie. Da parte mia c'è una partecipazione attiva alla convivenza e nella condivisione del loro sapere. Io sono un osservatore partecipante. Oltre ad ascoltare, sentire e vivere l'altro, osservo  la realtà che vivo con I miei collaboratori, guidata dalla telecamera, secondo una visione fotografica, cinematografica, etnografica.

È una passione esplorare il mondo attraverso una lente che segue attenta i movimenti e che si lascia guidare dalle azioni dell'attore (colui che agisce). E questa passione si vivifica quando si crea un'empatia tra quello sguardo celato dietro una lente e le intenzioni dell'attore che precedono il proprio agire. Si crea sincronia, un'alchimia.  Condividere con i propri collaboratori ciò che stiamo creando insieme è affascinante. Mostrargli l'opera che li ritrae e scoprire come si sentono, come si percepiscono e se si riconoscono, aiuta a comprendere il risultato del proprio lavoro. 

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Per lunghi periodi il tema centrale delle mie indagini e ricerche è stato lo sciamanismo e tutto ciò che ne è correlato: la medicina tradizionale, le erbe medicinali, le piante di potere, la spiritualità, i mondi dell'invisibile, i sogni, le preghiere, la meditazione, i rituali ecc.. 

Ho avuto il privilegio di essere stata adottata da una sciamana di ottanta anni e fu proprio lei ad introdurmi in questi mondi altri. Mostrandomi scorci da me prima inesplorati, potei vedere con i suoi occhi e comprendere ciò che è inspiegabile con le parole. Questa convivenza mi diede modo di avere alcune chiavi di accesso per poter esplorare il mondo ancestrale dei curanderos e  l'antropologia visuale mi ha garantito un altro mazzo di chiavi che mi garantisce non solo di vivere e condividere le regole sciamaniche ma anche raccogliere le informazioni in maniera accademica e cinematografica. I fini principali sono: non perdere conoscenze millenarie, ma raccoglierle archiviarle e mantenerle vive, divulgarle sensibilizzando la collettività verso due aspetti, la salvaguardia di tali saperi che rappresentano un patrimonio umano, e stuzzicare curiosità, questa volta molto personali, perchè i curanderos in un modo e o nell'altro sempre raggiungono parti profonde del nostro essere. Ultima, ma non meno importante, è sostenere la difesa dei diritti dei popoli indigeni di utilizzare la medicina e le tecniche terapeutiche, che loro stessi definiscono "empiriche" e che usano tramandandosele oralmente da sempre. 

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"Por una antropología de la mirada: etnografía, representación y construcción de datos audiovisuales."

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Elisenda Ardèvol

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Revista de Dialectología y Tradiciones Populares del CSIC

L. Calvo, Perspectivas de la antropología visual

Madrid, 1998

 

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"Il cinema etnografico presuppone la combinazione di due tecniche: produzione cinematografica e descrizione etnografica. L' etnografia è una tecnica antropologica di costruzione di dati  per descrivere lo stile di vita di un gruppo umano. Questa tecnica prevede che il ricercatore realizza una osservazione partecipante intensiva -lavoro etnografico sul campo- in maniera tale che possa arrivare ad una comprensione dal di "dentro" della cultura studiata. Uno dei risultati  possibili è la monografia etnografica: una descrizione che risalta e pone in relazione i diversi aspetti della vita sociale e culturale di questo gruppo.

 

(…) Nel cinema etnografico riflessivo, la telecamera forma parte del processo di ricerca, non è indipendente dallo sguardo dell'antropologo che la utilizza in forma partecipativa nel processo di esplorazione culturale. La telecamera non capta fatti obiettivi, ma la relazione tra il ricercatore e il contesto della ricerca. Quando le registrazioni sono simultanee al lavoro sul campo, e non posteriori ad esso, il ricercatore non ha una comprensione definitiva di ciò che sta filmando, non sa ancora dove l'osservazione lo porterà. Questo genere di cinema, immerso nel processo di ricerca, viene definito da Claudine de France esplorativo, in contrapposizione con il cinema esplicativo o documentario (da France 1989):

a) Cinema etnografico documentario: la ricerca etnografica è precedente alla descrizione filmica

b) Cinema documentario esplorativo: la telecamera forma parte del processo di ricerca.

 

Il cinema di esplorazione etnografica si distingue dal cinema documentario nella forma in cui si organizza la produzione -la relazione che si stabilisce durante il lavoro sul campo, con il soggetto filmato- e si dirige la ripresa dell'immagine -nel movimento della telecamera e nei suoi oggetti (Ardèvol, 1996). Molto schematicamente, il modo di produrre il cinema  etnografico di esplorazione si caratterizza per  :

 

1) L'incertezza: le riprese non partono da una previa sceneggiatura, ma dall'adattamento e l'improvvisazione sul terreno.

 

2) L'adattamento al contesto di ricerca: adattarsi al contesto suppone che la telecamera non abbia un controllo su di esso, non può modificare la sua organizzazione o interrompere una sequenza di azioni o di comportamento. Al contrario di ciò che avviene durante la produzione di un film o di un esperimento in laboratorio, non dirige l'azione ma la segue."

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